Dino Patroni - Fatte 'na pizza - scultore pittore salernitano| Dino Vincenzo Patroni

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L’antica arte della pizza … a Salerno!!!

Ho inteso interpretare in terracotta dipinta e maiolicata - fissata poi su apposito supporto tondo di legno, come piatto da portata pure creato da me per l’occasione - l’antica vera pizza “marinara salernitana”, diversa per ingredienti da quella napoletana, ma non meno gustosa di quest’ultima.
Tutto questo per rispondere esattamente al tema del Progetto, L’antica arte della pizza … a Salerno!!! Tutto sul fenomeno pizza e pizzelle: economia, storia, letteratura, sociologia, musica e arte, indicato da Vittoria Bonani, dell'Associazione Culturale Adorea, e per onorare la salernitanità che è in me, quale orgoglioso figlio di questa città.
Incisa con il laser sul piatto di legno ed in senso orario, al di sopra del cornicione della pizza in ceramica, ho riportato le frasi iniziali della famosa canzone sulla pizza, cantata dal compianto artista Pino Daniele: “Fatte ‘na pizza c’a pummarola ‘ncoppa…”.
Infatti, il titolo della mia opera è proprio “Fatte ‘na pizza… ".
L’occasione di questo evento salernitano mi ha dato la possibilità di omaggiare, ancora una volta e con un’altra mia opera, il grande poeta e musicista partenopeo, il quale, già agli albori degli anni Settanta, mi appassionava con la sua musica innovativa, suscitando da sempre in me, per questo motivo e non solo, una profonda ammirazione.
Questo mio lavoro, creato per Salerno Porte Aperte 2018, è soprattutto un omaggio personale al nostro gusto di salernitani veraci, ereditato dalle passate generazioni.
Come da ricerche storiche, in cui mi sono inoltrato per approfondire le vicende di questo cibo nel Salernitano, la pizza “marinara salernitana”, dopo essere stata preparata e condita con i tipici ingredienti, veniva cotta nel forno a legna in molti paesi, borghi e contrade della nostra provincia, oltre che ovviamente nella stessa Salerno. L’antica arte della pizza, nella nostra città e nei suoi dintorni, risale al ‘600, ma potrebbe essere nata anche qualche tempo prima. Si sa con certezza che i Greci, che abitarono il nostro territorio nell’antichità, dal Cilento a Paestum, nella lingua all’epoca da essi parlata, la chiamarono “pitta”, mentre i Romani la denominarono “pista”, col significato di schiacciata, perché la sfoglia sottile e morbida, ottenuta dall’impasto di farina ed acqua, veniva poi stesa con la pressione del mattarello di legno.
Gli ingredienti della nostra pizza “marinara”, già dai tempi remoti e ancor oggi, rimangono gli stessi: l’impasto di farina di grano, il lievito madre, la forma rotonda ottenuta con il lavorío di sapienti mani e la passata di pomodoro, a sua volta arricchita da tranci di alici sotto sale, lavate e pulite dalle lische e provenienti da Cetara; infine, essa è condita con olio extra vergine d’oliva del Cilento o anche con quello, pure ottimo, delle colline dell’antica Volcei, cioè dell’odierna Buccino, cittadina posta a ridosso del fiume Tanagro. Sparsi sulla prelibata pietanza non devono mai mancare i capperi.
Il tutto rappresenta il tocco finale che caratterizza il sano, nutriente e completo alimento, gioia del palato, che appartiene alla nostra memoria storica e di cui si fa largo consumo a tutte le età.
Ed è così che la pizza “marinara salernitana” riesce a raggiungere e ad esaltare il gusto di un tempo, quel gusto tanto caro ed importante per noi buongustai, capaci di apprezzarne l’arte del farla.


Per Salerno Porte Aperte, maggio 2018


  

 
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